Albo sonoro intergenerazionale

Punto 5- Manifesto Tavolo Permanente Musica 0-6

RAPPORTI CON LE FAMIGLIE E IL CONTESTO SOCIALE

Il diritto di bambine e bambini al poter vivere esperienze educative che rendano possibile il processo di scoperta, apprendimento, sperimentazione del mondo sonoro e musicale si realizza laddove la comunità degli adulti, genitori, educatori, amministratori si assumano il dovere di rendere tali esperienze accessibili, diffuse e di alta qualità. E’ necessario quindi coinvolgere tutto il microcosmo in cui il bambino vive e cresce, dalla sua famiglia ai servizi per l’infanzia, dalla scuola a tutte le persone che con lui vivono una relazione affettiva importante. L’educazione musicale può contribuire a migliorare la relazione genitore-figlio, ma anche la relazione scuola-famiglia, società-famiglia. Le proposte di scoperta del linguaggio musicale indirizzate agli 0-6 pongono nuovamente il mondo degli adulti in contatto con canali espressivi che l’estrema commercializzazione degli oggetti culturali che chiamiamo “musiche” frequentemente atrofizza, spostando l’espressione musicale fuori dalla persona e affidando agli oggetti di riproduzione musicale il ruolo di “modelli”.

L’albo sonoro intergenerazionale

Un albo illustrato può diventare materiale sonoro e musicale, tramutandosi in albo sonoro?

Può essere il punto di partenza per la costruzione di un laboratorio intergenerazionale rivolto a bambini e genitori?

Può assumere le caratteristiche di una vera e propria partitura incrociando principi compositivi che riguardano la dimensione narrativa e musicale insieme, facilitando e promuovendo la dimensione affettiva tra genitori e figli?

Nella scorsa primavera l’Associazione Matura Infanzia, presso le scuole dell’infanzia comunali di Roma Torta in Cielo di Gianni Rodari (zona Trullo) e Bruno Ciari (zona Corviale), in collaborazione con le insegnanti e il funzionario pedagogico, ha invitato i papà a trascorrere un pomeriggio/serata all’interno della scuola, insieme ai propri figli per una speciale Caccia Al Tesoro pensata per esplorare i vari ambienti (cucina, aula giuochi, spazio del simbolico e far vinta, stanza della musica), in forma ludica e divertente.

Quando sono entrati nella Stanza della Musica hanno trovato il buio, una lampada accesa vicino ad un computer, un piccolo albo illustrato, tappeti, cuscini e diversi oggetti disposti ai lati.

Si è creato il silenzio naturale, generato da suggestione e ignoto. A bassa voce ho spiegato perché ci trovavamo lì, a fare cosa insieme. Ho fatto vedere il libro che sarebbe stato oggetto del gioco. I bimbi lo conoscevano bene, quindi non mi hanno chiesto di vedere ancora un a volta le immagini. Si fidavano di quella variazione sul tema. Hanno compreso che i papà sarebbero stati i protagonisti, perché sarebbero stati loro a leggere la storia ad alta voce. E siccome era buio questa storia si poteva solo ascoltare e immaginare. Per questo i suoni dovevano essere generati con cura. Perché doveva sembrare vero a tutti, in mancanza di altro. Così l’esperimento è iniziato.

Siamo partiti da questo ingrediente primo, il libro “In una notte nera” di Dorothee de Monfrey, Edizione Babalibri. 

510fBgNIAaL._SX390_BO1,204,203,200_Cinque papà si sono offerti volontari per leggere. I loro figli li guardavano orgogliosi, desiderando di stare accanto a loro durante la lettura. Tutti gli altri presenti, utilizzando la voce hanno cominciato a creare non solo i suoni singoli delle varie azioni o personaggi, ma gli ambienti, i paesaggi, le emozioni, gli eventi sonori che caratterizzavano la storia. E così un gruppo di venti papà e venti bambini , dentro al loro legame affettivo, dentro ad un ambiente sicuro e protetto che ricrea, grazia all’oralità della voce paterna quel che di sicuro “fuori” non è affatto, può davvero dare vita ad una sorta di orchestra intergenerazionale di suoni archetipici, che siano ululati di lupi, versi delle tigri, mostri immaginati, suoni del bosco, porte che cigolano, passi misteriosi che ci inseguono, urla improvvise. E quello che fa paura, grazie al potere simbolico della fiaba “in bocca” al papà e grazie al suono che diventa intenzione e gesto vocale o motorio dentro uno spazio/tempo, che diventa sentimento dell’azione, può improvvisamente far ridere, essere piacevole “sentirla”, in grado di  liberare i corpi e le voci di piccoli e grandi che si muovono nello spazio coccolandosi, prendendosi per manoabbracciandosilegati gli uni agli altristando insieme; producendo una traccia registrata che è insieme memoria dell’evento, autobiografia musicaleteatro di suono e parola dentro l’universo familiare, albo non più illustrato, ma sonoro e intergenerazionale.

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Spunti pedagogici : in questo caso abbiamo utilizzato una storia preesistente (interessante la traduzione e lo slittamento da albi illustrati ad albi sonori), ma in vista di una produzione intergenerazionale l’ingrediente primo può essere una fiaba della propria infanzia, un gioco cantato, una storia inventata attraverso binomio fantastico o insalata di storie, una filastrocca. L’importante è che l’ingrediente individuale diventi risonanza per il gruppo che crea a sua volta la risonanza della storia, diventando esperimento e gioco musicale collettivo composto da suoni, ambienti, paesaggi sonori creati dagli incontri di immaginari di bambini e adulti insieme. 

Abbiamo voluto raccontare quest’esperienza perché ci è sembrato un modo non casuale di tradurre in intervento educativo, il punto 5 del nostro Manifesto.

Qui, scorrendo verso la fine, un piccolo estratto audio dell’esperienza descritta. A breve saranno inserite sul sito della nostra Associazione, le fiabe nella versione integrale.

Matteo Frasca

 

 

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